Tecnologie o nuovi Artigiani?
[…Ci teniamo tutti ad essere accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani ed impopolari. Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso.”] dal Film L’ Attimo fuggente
Omologarsi o diversificarsi? Questo è il dilemma. O almeno è sempre stato il cruccio che la “moda” in tutte le sue accezioni, ha cercato di risolvere. Il risultato?
Un circolo vizioso, in cui il bisogno di accettazione e il desiderio di essere unici….viaggiano di pari passo. Anche se diametralmente opposti, finiscono sempre per incontrarsi. Ma infondo sono i bisogni primari dell’uomo, con cui si è evoluto in società: nell’abbigliamento, nello stile di vita, nelle scelte professionali.
Il Made in Italy è da sempre sinonimo di artigianalità: alta qualità, cura per i dettagli, handmade, originalità.
Ma allora l’evoluzione dell’industria, le tecnologie, l’innovazione…dove vanno a finire?
La risposta non è semplice, nè ovvia. L’ambito della Gioielleria contemporanea, vive in questi ultimi anni la voglia di creare una fusione tra l’originalità e l’unicità date dalla produzione artigianale e i tempi e i costi minori propri della produzione tecnologica.
Ma la diatriba è andata avanti per un lungo periodo.
Prototipazione rapida? Stampante 3D? Un sortilegio! Una diavoleria. Uno schiaffo all’originalità e all’unicità dell’alta gioielleria artigianale.
Basti pensare ai capolavori di Cartier, Van Cleef and Arpels, Lalique, gli italiani Cleto Munari, Bruno Munari, Ettore Sottsass e tanti altri ancora.
L’artigiano possiede una straordinaria sapienza manuale, oltre ad una spiccata creatività e ad una inesauribile conoscenza e sapienza.
Anticamente, tale professionalità era forgiata dalla più tenera età: intorno ai 12 anni circa poteva iniziare un apprendistato presso una bottega che però durava un lungo periodo e prevedeva un duro lavoro. Ma il risultato era un ottimo maestro orafo.
Nel mondo antico gli artigiani godevano di una certa considerazione sociale, durante l’Impero Romano, erano “uomini liberi”. La loro età d’oro dall’11° al 17° secolo, li vede protagonisti della scena europea: tessitori, fabbri, orefici…le cosìddette Corporazioni.
Pur rappresentando dal 19° secolo, una fetta minoritaria della produzione, dagli anni 50 ritrova un ruolo ed una vitalità dati dal grande bisogno di oggetti originali, personalizzati, che non fossero la copia l’uno dell’altro. Una vitalità perpetuata nel tempo e pulsante ancora oggi: fusione a cera persa, granulazione, laminazione, incastonatura, filigrana. Sono sono alcune delle antiche tecniche tramandate da e in tutto il mondo, che fanno dell’High Jewelry Italiana, la migliore al mondo.
Ma a guardarla da vicino, una stampante 3D…è tutt’altro che “morte della manualità”.
Ad un Workshop organizzato da Crea e Stampa 3D Napoli, presso il Complesso Lanificio, Spazio INTOLAB, ho avuto modo di vedere dal vivo e capire che infondo c’è bisogno di una buona manualità artigianale per poter utilizzare una tecnologia del genere, sia in ambito di produzione vera e propria che in ambito di rifinitura. Nino Fedele, che per anni ha lavorato presso il Borgo Orefici, a Napoli, ha deciso di continuare la sua strada ampliandola a nuove possibilità: ” Queste tecnologie non vanno da sole, nè sono automatiche. Hanno bisogno di una certa manualità e di un continuo contatto con il designer, l’artista.”
Allora forse possiamo parlare di “Nuovi artigiani”?
Oppure semplicemente si tratta di una nuova strada dove produzione tecnologica e artigianato si incontrano?
“La qualità principale del genio non è la perfezione, ma l’originalità, l’apertura di nuovi confini.” Arthur Kastler