PLEXI – ARTE: la Preziosità della Plastica!
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“Sono spariti dalle vetrine l’oro, i brillanti e le altre pietre preziose: e nessuno di noi inorridisce se il collo o la mano di una bella signora appare adorno di un gioiello di plexiglas, di pietra dura, di metallo smaltato, di legno colorato, di sughero, di vetro, di conterie.” Da “La storia della Bigiotteria Italiana” di Bianca Cappello
Con la suddetta citazione, Bianca Cappello, si riferisce all’Italia degli anni del Fascismo. L’Autarchia e il conseguente sviluppo di un codice tutto italiano, che finalmente viene fuori. Ispirati sempre dalla Joaillerie Parigina, i Designer e i Maestri artigiani per lungo tempo hanno messo in ombra quella che poi, negli anni a seguire, diventa la tanto amata Artigianalità Made in Italy.
Intorno al 1940, il concetto di gioiello assume un altro significato: recupero, ricerca e sviluppo di materiali naturali e artificiali autoctoni, alternativi a quelli stranieri. Moda nazionalista e autarchica. Molta sperimentazione per una donna nuova. In Italia nascono le prime riviste di moda.
Con grande stupore la sperimentazione attorno alle plastiche è incentivata, poiché ritenute una valida alternativa a molti materiali pregiati. Per la produzione di bigiotteria italiana, sono usate la Galatite, il rhodoid, il plexiglas, lavorati da blocco o lastra.
Ma cos’è il Plexiglas?
Materiale plastico, polimetilmetacrilato (PMMA), chiamato anche metacrilato, che deriva dal nome dei suoi polimeri strutturali.
L’Plexiglass è una marca in circolazione, diventata nome di uso comune, associato erroneamente al metacrilato.
L’inventore di questo materiale fu il chimico tedesco Otto Karl Julius Rohm, che lo realizzo nel 1928 e fu poi commercializzato nel 1933 dall’industria tedesca Rohm. Invece la prima lastra acrilica venne prodotta nel 1936 dall’inglese ICI Acrylics e le fu dato il nome di Perspex.
Il metacrilato è molto trasparente , più del vetro, simile alla fibra ottica per qualità di trasparenza, riciclabile.
Attualmente molto utilizzato nell’ambito del design in senso ampio, con particolari esempi di Jewelry Designer assolutamente contemporanei, dove la scelta della plastica è sinonimo di osare il diverso, dare un nuovo volto e un valore specifico a ciò che indossiamo. La sperimentazione e la contaminazione sono i motori che muovono il mondo, senza però dimenticare di tenere ben salde le radici. Nulla nasce da sé. Il nuovo presuppone il vecchio, l’antico. L’innovazione si ha sempre a partire dalla tradizione.
Da annoverare, sono le opere d’arte di Lili Colley, una giovane e innovativa artista britannica, originaria della Scozia. Nelle sue creazioni salta all’occhio lo sviluppo tridimensionale dell’oggetto nello spazio, ma anche la sua estrema leggerezza. Plexiglas e metalli. Si tratta di gioielli unici e ognuno di essi è paragonabile ad un vero e proprio oggetto di design. Design da indossare quindi. Il suo lavoro si fonda sullo studio della forma e dell’effetto che la leggerezza ha nello spazio.
Vincitrice del ITS JEWELRY AWARD a Trieste e del Swarovski Elements Award.
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Oppure, il giovane brand Khàrm design,che, lanciato nel 2014, nelle sue creazioni si affida alla contaminazione ed alla leggerezza. Plexiglas, pietre naturali, cristalli, metalli poveri, tessuti. Tutto relazionato all’essere femminile, allo stile di vita, all’ indossabilità. Ogni monile acquista un suo posto nello spazio.
“Il Plexiglas, un materiale all’apparenza freddo e inerme, ma estremamente espressivo, duttile e versatile. La superficie liscia e lucida lo rende elegante, stiloso e prezioso. Adatto per occasioni speciali, ma anche per vivere la quotidianità.”
Carmela Barbato