Il NAPOLI DESIGN MARKET alla 3°edizione è ancora più “succulento”
Circa un mese fa, una domenica pomeriggio, precisamente il 28 Maggio, come di sovente mi reco a Napoli alla ricerca di “Qualcosa di interessante di cui (s)parlare.
So già, in realtà a cosa vado incontro: un immancabile appuntamento con le eccellenze Made In Italy.
Il complesso monumentale dei S.S. Apostoli mi accoglie in un grande cortile, lievi note musicali in sottofondo, sorrisi, abbracci, mani che si incontrano. In effetti è sempre così, la cultura, il design , l’arte sono momenti di alta condivisione, durante i quali avvengono scambi di comunicazione importanti.
Poi lasciatemi dire che Napoli, senza nulla togliere al resto dell’Italia, è la culla dell’accoglienza. E questo credo sia un ingrediente difficile da trovare.
Inseriti nel programma ufficiale del maggio di monumenti, al Napoli Design Market hanno omaggiato Napoli e Totò chiedendo ad ogni artista espositore di creare per l’occasione un “oggetto omaggio a totò”: mostre, workshop, esposizione e tanto altro.
Ad accogliermi in prima fila le delizie di Gusto Sano Napoletano, un’idea di Valeria Zazzu, biologa Nutrizionista che nel febbraio 2016 alla tradizione napoletana decide di unire salute e gusto sostenibile.
Tra gli espositori, di particolare interesse Dario Scotto di Luzio con i suoi oggetti di design mobili e componibili. Gli A-zero/Ring di ECCEL, splendidi anelli realizzati con l’innovativo e inusuale Corian. La particolarità risiede nel fatto che tale materiale è utilizzato in ambito architettonico e dell’interior design. I ring e altri oggetti nascono da ritagli di Corian assemblati con speciali collanti.
Proseguendo incontro lei, LIEVE. Ciò che da subito mi cattura è il contrasto tra “ciò che appare e ciò che è”
“LIEVE nasce nel 2015, dall’alleanza tra un Architetto e un Grafico, col desiderio di realizzare oggetti minimali ove la materialità e l’astrazione si incontrassero.”
Si tratta di un brand assolutamente Made in Naples, ma paradossalmente restituisce un’immagine della città completamente nuova, anche e soprattutto rispetto alle artigianalità tipiche partenopee, come di seguito spiegano gli ideatori:
“Nulla nasce nel vuoto e ovviamente LIEVE, formata da due napoletani, risente del contesto e della storia della città da cui prende le mosse. Questo prendere le mosse è, però, anche prendere le distanze da una certa declinazione dell’artigianato napoletano a nostro avviso eccessivamente ossequioso, tradizionale e, a conti fatti, derivativo. Ci piace pensarci come napoletani curiosi di quanto (un intero mondo) napoletano non è e può vivificare la nostra cultura e storia sottraendola all’agiografia vuota.”
Un messaggio così rilevante e speciale trasmesso attraverso estrema e delicata leggerezza:
“Lo stessa scelta del nome del brand – “LIEVE” – sta indicare quanto sia importante per noi la leggerezza sia come metafora sia come concetto applicato al design. Dalla scelta dei materiali al disegno stesso ci preoccupa ottenere un risultato che sorprenda anche spiazzando. Una festa di leggerezza inattesa.”
Lieve è una continua scoperta. Una sorta di matriosca. Un concept molto ricco dove va a confluire anche background di studi degli artisti ideatori, come mi ribadiscono loro stessi:
“L’architettura e la sua storia è piena di sperimentazioni, avanguardie e, purtroppo, restaurazioni. Come dicevamo prima, nulla nasce nel vuoto ed è quindi innegabile nelle nostre creazioni l’influenza di tante sperimentazioni e geometrie architettoniche che in un modo o nell’altro hanno educato il nostro gusto.”
credit photo: Operazione San Gennaro – Ph I TRANCHESE FOTOGRAFI
Operazione San Gennaro è sicuramente un chiaro riferimento al nostro “Tesoro di San Gennaro”, ma ancor più evidente è il riferimento al film “Operazione San Gennaro” , come mi spiega Enrica Gasperini
“La nostra idea è quella di ricreare un piccolo tesoro di sartoria e artigianato napoletano, recuperando i ritagli di stoffe e passamanerie, spesso unici e pregiati, inutilizzati dalle sartorie teatrali. Reinterpretando il tessuto in maniera creativa e originale, assecondandone la vocazione teatrale e spesso un po’ barocca. Da qui la scelta del nostro nome.”
Qualcosa di estremamente accattivante ed estroso che oltre l’impronta squisitamente made in Naples, porta anche qualcosa di “arabesco”.
Un piccolo oggetto che pur essendo la risultante del “recupero”, ha un’anima lussuosa e aristocratica:
“Un sipario di velluto rosso non più utilizzato, ci ha dato l’imput per iniziare questo nuovo percorso.”
Operazione San Gennaro è un brand 100% napoletano, fresco, creativo e tutto al femminile
“Nasce dall’incontro, ma anche dall’amicizia, tra una costumista teatrale e cinematografica, Francesca Romana Scudiero, e un architetto designer, Enrica Gasperini. Si avvale inoltre della collaborazione di una giovane sarta modellista, Federica Amato.”
“L’obiettivo comune è fare in modo che il nostro prodotto sia sempre un coerente manifesto di ciò che siamo.”
La visione di quei poliedri di diversa dimensione e grande consistenza mi ha avvicinata al suo stand. Ma anche il suo fare così “caloroso”
Parlo di lei, la poliedrica creatrice e ideatrice di RI.ABITO e lei mi si presenta così, nel modo più semplice e accattivante possibile:
“Sono Elena Manocchio, designer e artigiana napoletana e RI.ABITO è il mio laboratorio creativo, la mia officina, la mia scommessa lavorativa.”
Adoro la frase “la mia scommessa lavorativa”. Sono davvero poche, oggi le mosche bianche che rinunciano alla stabilità di un lavoro fisso da impiegato e scelgono con coraggio ed entusiasmo di seguire la propria intuizione.
2 Cosa accade in questa “officina creativa” quando una nuova idea bolle in pentola?
“Ogni giorno viene fuori qualche idea nuova e devo dire che qui la macchina creativa è sempre in moto. Dal pensiero all’azione è un attimo e i processi di realizzazione dei miei prodotti sono molteplici e vari”
Poliedrica è una delle nuove linee, nata nell’officina creativa di Elena ed è strettamente legata all’anima stessa di RI.ABITO:
“Etimologicamente il poliedro incarna perfettamente l’anima di Ri.Abito (πολύεδρος «dalle molte dimore») e la sua forma geometrica ben raffigura la varietà dell’esperienza umana e la necessità di sperimentare i molteplici aspetti della vita (molte dimore) nell’ambizione della conoscenza di sé. L’amore per le forme dunque, l’interesse scientifico (che è poi quello umanistico), la seducente consapevolezza della complessità e pluralità dell’animo umano ha dato vita a Poliedrica, una linea di oggetti in legno e metallo (argento e acciaio su tutti): collane, orecchini, bracciali, anelli, ma anche portachiavi, appendiabiti e tanti altri accessori per la casa. Tutto rigorosamente lavorato e dipinto a mano.”
Ma c’è molto di più. RI. ABITO racchiude al suo interno un significato più intimo e un forte legame alla “casa” intesa nel significato di “abitare”, come di seguito spiega la stessa Elena:
“Ri.Abito è il nome che ho dato al mio sentiero e non è un nome casuale: abitare è un concetto piuttosto ampio e complesso che difficilmente si incastra in quattro mura, si può abitare una casa certo, ma anche una città, si può abitare una relazione oppure uno stato d’animo, un libro, un piccolo gioiello.
Abitare è un pensiero rassicurante e accogliente ma profondamente vitale e instabile, e a me interessa tutto ciò che ruota attorno a tale articolata visione di questo verbo e, per quanto sia nelle mie capacità, provo a darne una mia interpretazione… è questo che intendo con Ri.Abito!”
credit photo: www.facebook.com/Avventuradilatta
Ultimo, ma non meno importante, anzi, AVVENTURA DI LATTA. Un LABORATORIO SPECIALE, dove a mio avviso oltre la creatività che si tramuta in arte, c’è ben altro. C’è la volontà di voler fortemente cambiare le cose, di voler “socializzare” “accogliere” e “coinvolgere”.
Il progetto nasce in un modo speciale, come spiega Marco Cecere, il Designer:
“Il laboratorio nasce nel Novembre del 2013, dall’incontro tra il compasso d’oro Riccardo Dalisi e Carmela Tagliamonte, fondatrice di “Samb e Diop”, associazione che lavora in ambito sociale.”
“[…]Imput dell’officina di artiganato artistico è stato quello di avviare un percorso di inclusione sociale che potesse offrice anche uno sbocco lavorativo ai partecipanti.”
Tante e diverse personalità caratterizzano questo laboratorio artistico, dove dalla supervisione artistica del maestro Riccardo Dalisi, si passa al genio creativo di Marco Cecere e l’importantissimo contributi di 10 migranti africani.
“Se l’alchimia era anche l’antica pratica del trasformare i metalli vili in oro, la sinergia con cui si lavora al laboratorio ha trasformato un’esperienza didattica in una realtà di fatto. L’opera artistica e sociale di Riccardo Dalisi è stata fondamentale: il suo “design buffo” ha dato la possibilità alle nostre creazioni di delinearsi uno stile riconoscibile e ricco di figuratività espressive.”
Tutto questo lavoro, questa sinergia e questa condivisione avranno un messaggio importante da dare…
“Credo ci sia un primo messaggio intrinseco che il progetto Avventura di Latta vuol dare e che riguarda una convivenza possibile: l’incontro è ricchezza. Avventura di Latta nasce dall’incontro ed è in questo che si pone tutto il suo significato; questo il secondo messaggio, più estrinseco, che vogliono dare le nostre creazioni: l’importanza del racconto.”
In Avventura di latta è indubbia la presenza ed il continuo riferimento a Napoli, alle sue leggende, ai miti e alle tradizioni, ed è affascinante come tale cultura passi attraverso la creatività e le mani di persone di cultura diversa.
“La città ricca di storie immagini e simbologie è indubbiamente un terreno fertile da cui trarre spunti e ispirazioni e chi si rivolge ad Avventura di Latta in genere è un pubblico che ama la propria città e tutto quello che di significativo e florido nasce da essa. Al laboratorio si parla di Napoli e delle sue storie e leggende in modo da offrirla agli artigiani stranieri che meglio la possono conoscere, così da porre le basi per instaurare un nuovo rapporto di appartenenza; è la stessa Napoli che viene restituita al pubblico arricchita di quel valore umano di accoglienza, solidarietà e unione che sempre ha contraddistinto la sua gente, anche se a volte questo valore rimane celato dietro la prepotenza dei pochi e l’indifferenza dei tanti disinnamorati di sé e della propria terra.”
Carmela Barbato