ANDREA RAVO MATTONI E IL SUO “MUSEO A CIELO APERTO”
Milano si sa, è la culla della Moda, dell’Arte, della Stravaganza, ma anche dell’Innovazione e della Sperimentazione. Chi non è mai stato alla Galleria d’Arte moderna oppure al Museo del Novecento? Riesce difficile immaginare un quadro non quadro, vero?
Beh, proprio la Lombardia accoglie uno degli artisti che ha fatto della pittura qualcosa di speciale.
Andrea Ravo Mattoni, classe 1981. Al confine tra Pittura e Street art, fa dei muri delle città la sua tela e dello spray la sua tavolozza.
Il 1995 è l’anno del suo esordio negli spazi urbani. La scena vede già una storia quasi trentennale nell’ambito dell’arte graffitaria.
Pur essendo le sue prime opere legate al graffiti writing, è durante gli studi accademici che approfondisce l’arte figurativa e alcuni anni più tardi torna sul muro, prediligendo luoghi abbandonati, periferici, con un modo di dipingere e fare arte del tutto nuovo.
Figlio d’arte, ha scelto, rispetto ai suoi antenati, una strada del tutto inedita e forse mai battuta prima. Non si tratta di Pittura vera e propria nè di pieno Graffitismo. Paradossalmente, seppur completamente diversa, la sua strada è stata segnata sia dal padre che dal nonno: il primo concettualista, lavorava sull’arte comportamentale, il secondo pittore.
credit photo: memorieurbane.it
Una delle opere ultime, degne di menzione è ” La cattura di Cristo” di Caravaggio che incanta Varese. Unicamente bombolette spray per riprodurre un capolavoro in assoluto.
In questo caso specifico, l’artista non si è semplicemente limitato a riprodurre l’opera di Caravaggio, bensì, l’ha voluta personalizzare, lasciando un’impronta distintiva, propria. Si tratta di un piccolo segreto scritto al suo interno: “We will be forgotten”. Il perchè di tale scritta è da ricercarsi nella memoria. Il ricordo e la dimenticanza. Il quadro in questione è stato innanzitutto dimenticato, poi perduto e riscoperto.
Perchè scegliere un luogo così isolato per un’opera del genere?
Lui stesso afferma per Artemagazine : “Il motivo per cui ho utilizzato Caravaggio per un posto così desolato – aggiunge ancora – è il fatto che Caravaggio utilizzava dei modelli che venivano dalla strada. Era uno dei primi realisti. Per questo l’ho omaggiato in un posto che potrebbe sembrare squallido: per riportare bellezza.”
Quello di Andrea è l’obiettivo di realizzare un museo a cielo aperto, trasformando così l’arte classica in arte sociale.
L’unica difficoltà o se vogliamo peculiarità sta nella miscela dei colori. La tavolozza che tanto amiamo, con l’utilizzo dei colori primari, ci permette di avere un’ampia gamma di tonalità diverse. Con lo Spray è un pò diverso, anzi impossibile. Ad esempio, per la riproduzione del Caravaggio, è stato necessario selezionare e cercare tutti i pigmenti possibili e simili al dipinto originale. Tale operazione è ovviamente valida per ogni opera.
Carmela Barbato