
Ezio Bruno De Felice ed il so Design Resiliente
Scesi comodamente a Mergellina, ci si accinge ad una lunga e piacevole passeggiata per arrivare li dove oltre a perdere ogni contatto con il mondo esterno, si trova tutto il mondo.
Il profumo del mare, i gabbiani, il vento e dopo una passeggiata di 20 minuti ecco apparire davanti agli occhi, esattamente come un Dio, uno dei Palazzi storici per eccellenza di Napoli: Palazzo Donn’Anna.
Lì poggiato su uno scoglio, in una posizione privilegiata, si circonda su tre lati dal mare e gode dell’intera visuale del Golfo di Napoli. Cielo, mare e Vesuvio. Una vera goduria per turisti e non. Disegnato da Fanzago Cosimo sul modello architettonico veneziano.
Impregnato dell’influenza spagnola e per metà incompleto, il palazzo, al suo interno ospita la Fondazione Culturale De Felice, il ricco contenitore di tutto il lavoro di un Designer resiliente: Ezio Bruno De Felice.
Fondazione Culturale De Felice
Ad accogliere me, gli studenti del Corso di Design del Gioiello e la Prof. Arch. Sabina Martusciello, uno degli allievi e discepoli di Ezio Bruno De Felice, colui che con cura, premura ed amore custodisce e porta avanti il lavoro del Designer partenopeo, Roberto Fedele, attuale Coordinatore della Fondazione.
Si tratta di un “Teatro”, dove il maestro, anni a dietro scelse di trasferire il suo studio e dove oggi, uno dei suoi più cari discepoli, l’Architetto Fedele, porta avanti , rendendolo sempre vivo, il suo ricordo.
Dal cucchiaio alla città, potrebbe essere una frase rappresentativa di De Felice, perché il suo lavoro va dalle grandi dimensioni al particolare, ma sempre con un fil rouge: ridare un nuovo ciclo di vita ad oggetti che per evoluzione tecnologica diventano elemento inutile e da discarica.
Gioielli in pietra dura – Archivio Fondazione culturale De Felice
Nel 1958 Acquista il salone del Teatro e ne inizia il restauro per farne uno studio di architettura.
De Felice muore nel 2000. Nel 2005 nasce la Fondazione, con lo scopo non solo di conservare e tramandare tutto il suo lavoro, ma anche di aprire finalmente al pubblico, un luogo che era sempre stato privato, anche molto in relazione al concetto stesso di “Teatro” come luogo aperto rivolto all’uomo, con finalità ludiche, di conoscenza e di scambio culturale (nell’accezione spagnola).
Un uomo di grande sensibilità, dalle mille sfumature, con un grande senso interiore di guerra, bombardamenti…il senso di una bellezza violata, come traspare dai suoi primi dipinti, con volti che vengono e si immergono in un profondo buio.
La sua opera di Designer, è tale per il suo “progettare per necessità”. Le sue sedie, i suoi mobili, presenti in fondazione non hanno disegni progettuali, perché era un processo in essere, che avveniva direttamente tra lui , la materia e la necessità.
Dallo spazio, al corpo. Dagli arredi ai gioielli. Dagli insetti al design del Gioiello.
Il suo fascino per il mondo delle pietre dure, per le loro infinite sfumature e la loro lavorabilità, lo porta ad approfondire e ad approcciarsi a questo nuovo universo restando sempre i contatto con quella parte di riutilizzo, che è tipica del suo lavoro. Da qui cammei e gioielli che sono l’unione di pietre dure e rottami in un nuovo ciclo. Le collane, i ciondoli sono dei volti, delle caricature, nella sagoma della pietra vede altro, come farfalle, mandrie di animali e tanto altro ancora.
Gioielli in pietra dura – Archivio Fondazione culturale De Felice
Grande interesse mostrava per il mondo degli insetti, animali secondo lui molto ben organizzati nel loro essere assolutamente semplici, da qui nasce il suo libro sugli insetti con poesie napoletane.
“L’operazione che lui porta avanti, in effetti è di far sì che l’uomo entri nel mondo dei suoi oggetti.” Così conclude Roberto Fedele
Barbato Carmela